Reggio Emilia, presentazione del libro: “Scuola missione incompiuta. L’istruzione in Italia dal sussidiario a internet”

copertina_missione_incompiutaGIOVEDI’ 4 SETTEMBRE
Sala Vincenzo Cerami
Ore 21.00 Presentazione del libro: “Scuola missione incompiuta. L’istruzione in Italia dal sussidiario a internet” Vittoria Maselli Editore
di e con Mariangela Bastico e Giuliana Lusuardi
Interviene Manuela Ghizzoni vicepresidente commissione Cultura Camera
Conduce Beppe Pagani consigliere regionale PD Emilia Romagna, presidente commissione Scuola

www.festareggio.it

Quota 96,Ghizzoni “A fianco dei lavoratori per il rispetto dei diritti”

Condivido pienamente e mi associo alle parole di Manuela Ghizzoni ed esprimo il mio sostegno alla manifestazione che si terrà domani a Roma in concomitanza con il Consiglio dei ministri:

“E’ giunto il tempo – anche se, scusate il gioco di parole, a tempo scaduto – che il Governo si assuma la responsabilità di una parola definitiva su questa vicenda”: la parlamentare modenese del Pd Manuela Ghizzoni, alla vigilia della manifestazione degli insegnanti in attesa, dal 2012, di andare in pensione, torna a sostenere le ragioni di chi, pur avendo maturato i requisiti richiesti, è rimasto impigliato in un errore della riforma previdenziale targata Fornero. Ecco la sua dichiarazione:

 

«C’è grande attesa, nel mondo della scuola, per le decisioni che il Consiglio dei ministri assumerà domani. Non potrebbe essere diversamente, dati gli annunci di interventi su questioni fondamentali per il nostro sistema scolastico, quali la valorizzazione della professione docente, l’apprendimento per competenze e la lotta al precariato (che significa dare, al contempo, stabilità e serenità al docente e continuità didattica ai ragazzi). Obiettivi ambiziosi che – se opportunamente condivisi, programmati e raggiunti – potrebbero cambiare in meglio l’assetto del nostro sistema scolastico. Ma tra i tanti annunci degli ultimi giorni c’è un grande assente, potremmo definirlo ormai un convitato di pietra che accompagna, dal 2012, l’avvio di ogni anno scolastico: mi riferisco al pensionamento di quel personale della scuola rimasto impigliato in un errore della riforma previdenziale – riconosciuto come tale anche dalla ministra Fornero – e che, pertanto, non ha potuto esercitare il diritto alla quiescenza il 1 settembre 2012 (l’unico giorno in cui a scuola si può andare in pensione coincide con l’avvio del nuovo anno). Non ho consapevolmente usato la definizione di “Quota96Scuola” perché fuorviante: non si tratta di personale che chiede un “prepensionamento” (come un certo dibattito agostano e superficiale ha lasciato intendere) ma di lavoratori che avevano raggiunto i requisiti richiesti nel corso dell’anno scolastico 2011/2012! Nessun accenno a questa delicata questione tra le dichiarazioni della ministra Giannini e del premier Renzi, sebbene essa abbia tenuto banco nell’ultima settimana di attività parlamentare data l’approvazione, alla Camera, di un emendamento risolutivo nell’ambito del DL Madia, poi cancellato durante l’esame al Senato. In quell’occasione il Governo è stato risoluto nell’esercitare tale stralcio, ma non ne ha dato una valida giustificazione, limitandosi a rivendicarne la responsabilità, com’è ovvio che sia. La questione dell’assenza di risorse, infatti, non è sufficiente, essendo più politica che sostanziale, poiché l’emendamento aveva come copertura finanziaria la medesima che sorreggeva l’intero decreto PA. E’ giunto il tempo – anche se, scusate il gioco di parole, a tempo scaduto – che il Governo si assuma la responsabilità di una parola definitiva su questa vicenda. E’ già stato mancato l’appuntamento con il DL Madia che, volendo ringiovanire il personale della PA per affrontare le sfide di una amministrazione al servizio dei cittadini con nuove competenze e maggiori motivazioni, era la sede “naturale” per dare risposta a questi lavoratori della scuola anche perché, lo ricordo ancora una volta, il personale scolastico italiano è il più anziano di Europa per età media. Ora, si vuole mancare l’appuntamento anche con l’annunciata riforma della scuola? Una scelta incomprensibile, soprattutto se al centro dei provvedimenti governativi ci stanno la valorizzazione dei docenti e la lotta al precariato. Se a 4000, tra docenti e Ata, fosse finalmente garantita l’esigibilità di un diritto “tradito” quale quello della pensione, è evidente che a 4000 giovani in attesa si darebbe la possibilità di entrare nella scuola. Solo così 2+2 farà 4. Domani, a Roma, si svolgerà una manifestazione in favore del pensionamento (e non “prepensionamento”) di questi lavoratori: esprimo convinto sostegno a questa iniziativa, nella speranza che possa essere l’ultima. Speranza che si associa a quella che il Consiglio dei ministri assuma, domani, la soluzione al problema da troppo tempo attesa».

Altra anticipazione sul piano scuola: 100.000 assunzioni

La Repubblica” anticipa oggi un’altra importante notizia sul piano scuola, che sarà discusso in Consiglio dei Ministri il 29 agosto: la immissione in ruolo dal 2015 di 100.000 docenti. Una saggia, doverosa, ottima scelta, che affronta “dal verso giusto” il tema del precariato e della continuità didattica. Già con la finanziaria 2007 il Governo Prodi aveva deciso un piano triennale di 150.000 assunzioni di docenti e di 30.000 Ata, che avrebbe condotto ad un significativo svuotamento delle graduatorie permanenti, che da allora diventavano ad esaurimento. Solo la prima annualità del piano ha avuto attuazione, a causa della caduta del Governo.  Poi il piano è stato falcidiato dal triennio di tagli voluti da Tremonti e Gelmini, tagli di 8 miliardi di euro e di 132.000 docenti e Ata. Facendo un calcolo dei pensionamenti annuali (calati di numero negli ultimi anni a causa della riforma Fornero) e delle mancate assunzioni, nella prospettiva dal prossimo anno dell’organico funzionale, “la capienza per le immissioni in ruolo” (cioè i posti in organico coperti da docenti precari) c’è abbondantemente. 
Ricordiamo, inoltre, che il maggior costo per lo Stato del personale di ruolo rispetto a quello precario è tutto da dimostrare. È vero, infatti, che ai precari non vengono pagati i mesi estivi, ma è vero che in questi mesi percepiscono una indennità di disoccupazione.  C’è chi, calcolando i costi di gestione delle molteplici operazioni attinenti al precariato (graduatorie, chiamate, assunzioni e licenziamenti. ..), sostiene che di fatto i costi sono uguali o maggiori nel caso del precariato.
Pende, inoltre, sul MIUR la decisione della Corte di giustizia europea,  che potrebbe pronunciarsi in modo favorevole ai precari ricorrenti, riconoscendo loro non solo l’assunzione, ma anche il riconoscimento economico di tutti i periodi non pagati e la ricostruzione della carriera. Un rischio enorme, che è prudente per il MIUR non correre!
100.000 immissioni in ruolo (è fuorviante chiamarle nuove assunzioni, dal momento che quei posti sono anche ora coperti da persone  dipendenti dallo Stato, se pure in modo precario) sono una scelta saggia, giusta, buona ed economicamente sostenibile: auspico che il Governo, come è stato anticipato, la faccia e la attui dal prossimo anno scolastico.
Accanto ad essa il Governo deve avanzare la proposta sulle nuove modalità di formazione in ingresso e di assunzione nella scuola: solo così si potrà chiarire per il futuro il percorso di ingresso ed evitare il formarsi di nuovo precariato.

Scuola, svolta sui precari subito l’assunzione per 100.000 professori” – La Repubblica