Mi presento | I miei maestri | A cosa non rinuncio |
Non ho mai scelto di avere come maestri personaggi che appartengono al mito o alla “galleria” dei ritratti della politica. Ciò che ho imparato lo devo a maestri che ho avuto la fortuna di conoscere direttamente o che mi hanno accompagnato in alcuni tratti della mia vita. Dalle grandi figure del passato, come tanti della mia generazione, ho tratto ideali e valori. Ma, come per tutti noi, sono state decisive, più che altro, le persone in carne ed ossa.
Pia Tassi
maestra delle elementari Sant’Agnese, a Modena. Mi ha insegnato a capire che la fatica che si fa studiando è una conquista della conoscenza e un patrimonio che ci consente di continuare ad imparare anche da adulti.
Almo Calzolari
docente di italiano al liceo Muratori di Modena. Mi insegnò a non ripetere mai il sentito dire. E quindi ad esercitare sempre una funzione valutativa, critica. Secondo lui era necessario cercare sempre l’elemento essenziale che caratterizza gli eventi.
Checca
la mia tata. Mi ha fatto capire e sperimentare che soprattutto tra le persone povere e apparentemente non colte, sono più forti i valori, i principi di solidarietà, la capacità di comprendere profondamente il mondo e tanta voglia di cambiarlo. Mi ha fatto capire che il valore delle persone e delle loro idee è più forte della “etichetta” sociale che viene loro attribuita.
Mario Del Monte
sindaco di Modena: ho cominciato a fare l’assessore a Modena quando lui era sindaco e mi ha insegnato a portare avanti con tenacia ciò che credevamo giusto. Fin dalle prime riunioni sulle decisioni da prendere mi diceva: “Credi davvero che questo progetto sia utile per i cittadini modenesi? Allora vai avanti, anche se qualcuno cercherà di metterti i bastoni tra le ruote”.
Pier Camillo Beccaria
sindaco di Modena. Mi ha insegnato la passione per il governo della cosa pubblica, per la costruzione di un progetto collettivo che lui – da architetto – simboleggiava nella riqualificazione e nella costruzione di parti nuove della città. Ha dato a tutti noi che lo abbiamo conosciuto una lezione straordinaria: quella di impegnarsi per ciò in cui crediamo, con coerenza e dignità, fino alla morte.
Nella mia famiglia ritrovo una figura lontana ma che, inconsapevolmente, ha condizionato alcune scelte della mia vita: Carlo Sacerdoti, mio bisnonno. Oggi riconosco emblematicamente questo condizionamento nel mio “ritorno” a Nonantola, in una casa colonica da lui progettata e fatta costruire sui suoi terreni. Il mio bisnonno era un ebreo modenese, proprietario di terre a Nonantola come tanti altri appartenenti alla comunità ebraica. Amministrava e gestiva i suoi poderi con quella capacità di unire idee innovative e volontà di concretizzarle, che è propria degli emiliano-romagnoli. Costruì Villa Emma, dedicandola alla moglie Emma Coen: in quella casa furono poi ospitati, ai tempi dell’occupazione nazista, e così salvati dalla deportazione, i 73 ragazzi ebrei noti come “I ragazzi di Villa Emma”.
Sono stato alunno del prof.Calzolari dal 66 al 68 quando la mia classe al completo passò la maturità, senza neppure un rimandato. Di lui mi colpiva l’intelligenza e l’ironia (forse a volte persino eccessiva, se misurata con il metro di oggi). Non potrò mai dimenticare la stroncatura che fece del mio primo tema di italiano, in quanto venivo da altri ginnasi e licei, pur severi, dove oscillavo tra il 7 e l’8. Il tema era molto infiorettato, ma lui mi diede 5 1/2 perché diceva che c’era poca sostanza e contenuto. Aveva ragione ed imparai l’insegnamento: ancora oggi, quando scrivo qualcosa, rileggo sempre tre o quattro volte, ogni volta sfrondando qulcosa e scegliendo una forma più semplice e meno retorica. Certi insegnamenti (badare al sodo ed analizzare criticamente la sostanza dei messaggi) ti restano per tutta la vita e li fai tuoi.