Un anno fa a Modena ha preso avvio un’esperienza interessante: Portobello, un emporio in cui fare la spesa pagando non in euro ma attraverso “punti”, caricati dai servizi sociali sulla base dei bisogni delle famiglie. Il progetto ha coinvolto da subito 25 associazioni di volontariato, 50 aziende e organizzazioni, l’amministrazione comunale e tantissimi volontari: una rete, che ha progettato e gestito, aperta e sempre in ampliamento.
In un anno hanno fruito dei servizi dell’emporio 450 famiglie, per complessive 1800 persone.
Portobello non è solo un supermercato, ma è un luogo di incontro, in cui ricevere informazioni ad esempio per scegliere le utenze più convenienti, per fruire dei servizi sanitari ed educativi, per la ricerca del lavoro. Anche la lotta allo spreco alimentare costituisce un valore di questa esperienza: vengono utilizzati, infatti, prodotti che potrebbero andare sprecati e ci sono scambi con analoghi empori (quali quello di Soliera e di Parma), per garantire che niente vada sprecato.
A Portobello la solidarietà non va in un’unica direzione: le persone che ricevono aiuto vengono, a loro volta, richieste di portare aiuto ad altri, in base a ciò che sanno fare. E così tra i 165 volontari attivi, 80 di questi sono fruitori dei servizi: una reciprocità che costituisce un valore fondamentale di questa esperienza, nella quale anche chi ha bisogno viene considerato una risorsa.
Per tutto ciò Portobello non è un luogo di carità, ma una comunità, in cui si creano relazioni, sostegno reciproco, cultura.
Vi segnalo un mio articolo, pubblicato sulla gazzetta di Modena (9-7-2013), in relazione all’inaugurazione dell’emporio Portobello






