E’ questo il titolo dell’articolo de “la Repubblica” di oggi che contiene le anticipazioni del piano scuola, che verrà presentato venerdì 29 agosto in Consiglio dei Ministri.
Vi confesso che non amo gli annunci, nè le promesse di “sorprese” o di effetti speciali. Tanto più non li amano coloro che lavorano nella scuola, che da anni sono stressati da annunci e da cambiamenti promessi e non realizzati, da stop and go su decisioni assunte e presto ritirate; la scuola ha bisogno di punti fermi, di certezze e soprattutto di realizzazioni.
Non vorrei commentare anticipazioni e titoli giornalistici, ma devo dire che dei due contenuti evidenziati nel titolo di “la Repubblica” – “meritocrazia e apertura ai privati” – non me ne convince nemmeno uno, o meglio sono contraria ad entrambi.
La proposta, se ci sarà, di sostenere attraverso la detassazione il pagamento delle rette per le scuole private costituisce un finanziamento diretto alle stesse, non collegato a specifici progetti di miglioramento nè al diritto allo studio di competenza regionale. Vogliamo ricordare ancora una volta l’art. 33 della Costituzione? Nessuna pregiudiziale ideologica, quindi, ma rispetto della Costituzione.
La “meritocrazia” per ora è una pura enunciazione, non essendo in alcun modo chiarite le modalità attraverso le quali troverebbe attuazione nella scuola. Con quali modalità e criteri di valutazione? Tra chi si misurerebbero “i premi e i castighi”, tra insegnanti, tra dirigenti, tra alunni, tra scuole?
Leggo con preoccupazione un accenno, minimamente sviluppato, al doppio canale “modello tedesco”, che “funziona bene da trent’anni” (dichiarazione del Ministro Giannini). Sarei meno certa del Ministro sull’eccellente funzionamento del sistema duale in Germania, ma non è questo l’oggetto della discussione. Sono, invece, molto interessata (e molto preoccupata) a conoscere la proposta del Governo per dare attuazione a questo sistema in Italia.
Ho letto parole durissime del Ministro Giannini contro le supplenze, definite “agente patogeno del sistema scolastico, un batterio che dobbiamo eliminare”. Consiglierei al Ministro di indirizzare queste valutazioni ad altri elementi che hanno afflitto la scuola pubblica in Italia in questi anni, primi fra tutti i tagli insostenibili e le mancate riforme. Non sono certo un’appassionata delle supplenze, e mi sono più volte pronunciata a favore dell’organico funzionale di scuola o di rete, ma non penso che tanto male abbiano fatto alla scuola.
I 10 punti evidenziati nell’articolo, ricavati dalle anticipazioni del Ministro, contengono molti elementi positivi e condivisibili, peraltro, già più volte annunciati, dibattuti nei convegni e normati in testi di legge. Si tratta di darvi attuazione, con coerenza, determinazione e con le risorse necessarie, ovviamente senza sprechi. Questa è la vera prova a cui è chiamato il Governo.
Auspico, come peraltro preannunciato dal Presidente del Consiglio e dal Ministro dell’istruzione, che intorno a questo insieme di proposte, che dovrebbe avere una valenza di medio-lungo periodo, ci sia un ampio confronto, che si alimenti nel Paese un qualificato dibattito culturale, sociale e politico sulla scuola che vogliamo. La scuola ha bisogno di attenzione da parte della società, di riflessione intorno ai cambiamenti necessari, di risorse e di concretizzazioni.